Il Sorriso: una forma di comunicazione straordinaria
Felicità, rabbia, tristezza, ma anche sorpresa, disappunto, stupore… il nostro volto non nasconde nulla e, insieme all’espressione degli occhi, anche il sorriso accompagna e racconta le emozioni che stiamo provando, secondo un codice mimico-espressivo universalmente riconoscibile. Il sorriso, in fondo, costituisce il nostro primo e naturale biglietto da visita, svolgendo un ruolo non marginale nei rapporti umani e nelle relazioni di lavoro: può essere caldo, disarmante, seducente e rivelare molto della nostra personalità.
E’ anche il primo comportamento sociale che il neonato manifesta: un timido sorriso, infatti, appare durante il sonno, sotto forma di semplice stiramento delle labbra, pura esternazione di un riflesso nervoso legato a sensazioni interne. Dopo la seconda settimana sarà invece la voce ad attivare il sorriso, così come dopo la sesta settimana sarà il viso della mamma a suscitarlo.
Rispetto all’unica modalità di sorriso ampio, cordiale, spontaneo del bambino, l’adulto impara a modulare i muscoli del viso e della bocca, per esprimere vari tipi di sorriso, da quelli sinceri o falsi, a quelli felici o tristi, benevoli o beffardi, situazionali e professionali oppure privati.
Un sorriso, lo sappiamo bene, rivela emozioni ed agisce sullo stato emotivo di chi lo riceve: è aperto, teso, ironico, sarcastico, pungente, sognante, difensivo, falso, è una fotografia della nostra interiorità, non mente, è difficile da mimetizzare e ci svela all’istante. Rappresenta, dunque, un comportamento innato destinato ad evolversi fino a diventare una forma di comunicazione straordinaria e complessa, della quale spesso non abbiamo consapevolezza. Quante volte, infatti, nell’interazione con gli altri, ci è capitato di osservare un’incongruenza tra le espressioni verbali e il sorriso? E quante volte siamo stati traditi e smascherati da un sorriso, poco coerente con quanto cercavamo di far intendere? Il sorriso si inserisce con sinuosità nella fenditura tra ragione e sentimento, nella discrepanza tra ciò che diciamo e quel che sentiamo e, quindi, tra emozione e rappresentazione. Succede, talvolta anche, che la risata arrivi spontanea, ma, quasi istantaneamente, nella mente affiori anche il dubbio: posso permettermi un sorriso così aperto con questi denti? Spesso, infatti, le imperfezioni, vere o presunte, dei propri denti mettono a disagio: si ride con le labbra strette e, pur di non mostrarli, nel colmo dell’imbarazzo, si porta la mano alla bocca per coprirli. D’altra parte, ogni bocca ha la sua unicità, e, come occhi e capelli, anche il colore e la forma dei denti varia da persona a persona: c’è chi li ha bianchissimi, ma anche chi con sfumature madreperlacee oppure con un leggero tocco giallastro, chi ha denti squadrati oppure più stondati, chi li ha perfettamente allineati e chi con una leggera sovrapposizione.
Sorridere, comunque lo si faccia, abbassa il livello di stress e le difese dell’individuo rispetto al mondo, offre amicizia, segnala sicurezza e facilita i rapporti con gli altri, inibendo o disinnescando comportamenti aggressivi.